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Note di Mary

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Ho creato questo Blog per poter condividere con Te tutte le mie passioni. Quali sono? La musica, l'arte,il teatro, il cinema, la televisione ,i libri, il make up, la moda, gli animali, i bambini... ok forse sto correndo un po' troppo... Ma ho davvero tante cose nel cuore e spero avremo qualcosa in comune! Ah, che sbadata dimenticavo di presentarmi. Mi chiamo Mariachiara ma spesso mi chiamano Mary, ho 20 anni e sono napoletana. Io sono pronta ad entrare nel mio piccolo grande mondo e tu se vorrai... seguimi!

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La danza del mare - Parte 6

  • Immagine del redattore: Mariachiara
    Mariachiara
  • 3 ott 2018
  • Tempo di lettura: 7 min


Circa un mese dopo…


“ Cara sei incantevole! Non è la sposa più bella che abbiamo mai visto?” esclama la zia di Lavinia, seduta sul divanetto assieme alla nonna e a Rebecca. “ Certo che sì! Giuro che negli ultimi cinquant’anni della nostra famiglia non c’è ne una più bella che io ricordi” dice la nonna con un grosso sorriso. Rebecca era rimasta in silenzio con le lacrime agli occhi per la felicità.

In effetti l’abito di Lavinia era davvero stupendo. Aveva una gonna lunghissima fermata in vita da una cintura della stessa stoffa, e poi il vestito si chiudeva dietro le spalle con un fiocco lasciando scoperta la schiena, proprio come piaceva a lei. Oltre tutto aveva fatto una prova della sua acconciatura , boccoli sciolti, e del trucco ed era semplicemente una dea. La ragazza guardava il suo riflesso allo specchio e mille pensieri correvano nella sua mente.

Arriva il fatidico giorno. Tutto era pronto, la cerimonia si sarebbe svolta nel grande prato sul retro della villetta. Era stata montata una struttura in tela bianca e sotto c’era un altare, dove si sarebbe svolta la cerimonia. Un tappeto bianco copriva il suolo erboso, coperto di petali di rosa bianca, faceva da passerella. Per ogni fianco una fila di colonnine bianche decorate con ghirlande di fiori bianchi e rosa. Tra una colonnina e l‘altra una lanterna accesa. Ai lati dieci file di sedie per gli invitati. Alle 12 si sarebbero svolte le nozze, e mancavano 30 minuti. Gli invitati non erano ancora seduti e parlavano tra loro. I musicisti suonavano qualcosa in sottofondo. Arriva lo sposo. E’bello ed elegante Marco, vestito come mai prima nella sua vita. Così mentre tutti si siedono lui percorre con fare sicuro la passerella salutando chi gli stringe la mano. Saluta il prete e il suo amico testimone di nozze. Aspetta ansioso e impaziente l’arrivo di Lavinia. Dopo qualche minuto la piccola orchestra suona l’Ave Maria e si vede in lontananza una figura celestiale avvicinarsi. E’ lei che a braccetto con Giuseppe, percorre il tappeto con eleganza. Sembra una libellula che vola sull’acqua per quanto è felice. Marco rimane folgorato dalla sua bellezza come il primo giorno al porto.

“ Bene miei cari siamo qui riuniti per unire in matrimonio questi due giovani…” tutti ascoltano con attenzione le parole del parroco che conosceva Lavinia sin da piccola e aveva battezzato il suo Momo. Eccolo infatti il piccolo birbantello che vestito con giacchetta e papillon porta le fedi all’altare, con Rebecca che lo tiene per mano. Marco le prende e poi segue il tradizionale rito di promesse scambiate per sempre, finché morte non li separi. O almeno è quello che speravano.

Dopo la cerimonia tutti si erano trasferiti in una zona poco lontana in cui era servito il buffet. Tutti mangiavano, cantavano, si divertivano. Marco e Lavinia erano seduti un po’ più distanti dagli altri tavoli e mangiavano chiacchierando felici. C’è sempre l‘orchestra che suona ma di colpo non si sente più musica. “ Vi chiedo di interrompere i festeggiamenti signori siamo qui in cerca di Marco Ferrante!”dice l’agente di polizia. Tutti di colpo si zittiscono preoccupati e incuriositi da quello che stava succedendo. I due sposi si guardano poi Marco si alza. “ Sono io dite pure ”. “ Siamo costretti a portarla con noi , mi dispiace signora ma le nostre indagini devono andare avanti” due degli agenti prendono Marco di forza e lo portano via. “ Marcoo! Non potete! Lasciatelo subito! Non ha fatto nulla! Vi prego! “ le grida di Lavinia si sentono al di sopra del vociare degli invitati anche loro increduli. La ragazza scoppia in lacrime e i suoi genitori cercano di consolarla.

Qualche giorno dopo Lavinia si ritrova con Rebecca al tribunale. Giuseppe non c’è, ha avuto un malore in seguito all’episodio. Il giudice sta elencando le cause dell’accusa e dell’arresto di Marco. “ signor Ferrante lei è stato arrestato con l’accusa di incendio doloso, dell’edificio di proprietà del comune, adiacente il porto circa due anni e mezzo fa che ha provocato la morte di 2 persone. Le prove a suo sfavore sono i video registrati dalle telecamere dell’edificio poco prima che venissero completamente coperte dalle fiamme. La polizia ha ricostruito per molto tempo questi filmati per risalire alla sua identità. Sappiamo che era l’unica persona a quell’ora ad essere presente… se ammette la sua colpa la pena potrebbe essere ridotta, ma spetta a lei decidere ”. Marco aveva il suo difensore di fianco che gli suggerisce qualcosa all’orecchio. Il ragazzo si alza in piedi con la testa bassa esclama “ Sì sono stato io ad appiccare il fuoco, sono io il colpevole di tutto. Però vorrei dire che non sono un assassino vorrei che fosse chiaro!” dice guardando negli occhi Lavinia.

“ Va bene , si accomodi l’udienza è fissata per domani.” E così tutti escono fuori. Qualche ora dopo Lavinia e Marco sono l’una di fronte all’altro. E’ l’orario di visita nel carcere giudiziario.

Dopo qualche istante di silenzio Lavinia dice ” Non so che cosa è successo, stavo vivendo una favola e all’improvviso tutto è finito. Non riesco a capire chi è l’uomo che ho di fronte, non so se ti ho conosciuto mai veramente. “ “ Sono sempre io, ma questa è una storia del passato che non ti ho mai raccontato tutto qui.” Dice lui senza guardarla. “ Ah perché questa storia è qualcosa che si può dimenticare, qualcosa che non ha alcuna importanza? Lo sai che sono morte due persone per la stronzata che hai fatto? Forse non ti rendi conto di quello che dici, tu sei un assassino, dovrei crederti ancora? Come faccio a stare ancora un minuto qui con te? Mi hai sempre mentito!”. “ Non lo sono, non sapevo che ci fossero delle persone dentro, volevo vendicarmi dell’ avvocato Ranconi che aveva licenziato mio padre qualche anno prima, ma non sono un assassino, Lavi devi credermi!” dice lui disperato prendendo le sue mani. “ Lasciami subito! Adesso devo andare domani sarò in aula per l’udienza e forse verrò a trovarti più in là!” dice lei alzandosi e andando via.

L’indomani in aula, Lavinia è seduta con lo sguardo fisso in avanti. Aspetta la sentenza e ormai non ha più alcuna speranza, sa già che il suo sposo è spacciato. Marco è silenzioso con lo sguardo rivolto verso il basso, ha un espressione triste e anche lui attende con trepidazione il risultato dell’udienza…

“ E così presa in considerazione la vicenda del nostro imputato, e ascoltata a sua difesa, la Corte dichiara il qui presente Marco Ferrante colpevole e lo condanna alla pena di 9 anni di reclusione.” Il suono del martelletto sbattuto sul tavolo rimbomba nell’aula e nella testa dei due ragazzi. Nel tribunale era assente il padre di Giacomo, il marito della signora morta nell’edificio. L’uomo è ricoverato in ospedale da molti giorni.

Marco intanto guarda Lavinia mentre lo portano in cella. La ragazza lo ricambia ma ha gli occhi lucidi e sta per piangere, così Rebecca la prende e la porta fuori.

Intanto in ospedale Giacomo fa visita al padre. “Entra pure! Quando sei arrivato?” dice l’uomo con un filo di voce. “ Sono appena atterrato o chiesto il permesso per interrompere le attività di ricerca e sono venuto da te Pà, come stai come ti senti?” dice il ragazzo preoccupato. “ Sto meglio non preoccuparti, ho solo il cuore che fa i capricci, come ha sempre fatto d’altronde. E poi non ha retto l’emozione della notizia. Giacomo hanno scoperto chi ha ucciso tua madre. E’ su tutti i giornali hai letto?”. “ No, non ho avuto il tempo, ma chi è questo bastardo?” “ Un certo Marco Ferrante, lavorava al porto…”. Giacomo rimane pietrificato. “ Ma… com’è possibile , sono sicuri che sia lui?”. “ Sì, è lui lo hanno tradito i filmati delle telecamere, finalmente giustizia è fatta per tua madre!” Dicendo questo comincia a respirare affannosamente e a tossire. “ Pà và tutto bene calmati adesso! Vado a chiamare qualcuno” “ Non c’è ne bisogno sto già meglio” dice l’uomo chiudendo gli occhi per riposare. “ Infermiera per favore tenga d’occhio mio padre, io torno tra poco” così dicendo corre via.

Intanto Lavinia a casa è disperata e buttata sul letto. Bussano alla porta insistentemente. Apre Rebecca. Si ritrova un ragazzo alto con l’impermeabile e la 24 ore bagnato zuppo per la pioggia. “ Giacomo! Entra presto o ti ammali!”. “ Rebecca per favore devo parlare con Lavina.” “ Non è possibile, sta nella sua camera non vuole sentire nessuno, accomodati ti offro qualcosa di caldo da bere”. “ No ho detto che devo parlarle voglio sapere come sta!” dice il ragazzo furioso e intanto sale al piano di sopra cercando di aprire la porta della ragazza. “ Lavi ti prego aprimi sono io, Giacomo!”. Dopo qualche secondo di silenzio la porta si apre lentamente. La stanza è illuminata solo da una lampada sul comò e Lavinia ha l’aspetto di un fantasma. Il ragazzo la saluta con un abbraccio, poi poggia la sua roba sulla sedia. “Come stai?” le chiede lui in modo serio. “ Come stai tu? Hai appena scoperto chi è l’assassino di tua madre dopo tanto tempo dev’essere orribile…” dice lei guardando la parete, seduta sulla poltrona. “ E tu hai appena scoperto che quell’uomo è tuo marito. Tu stai molto peggio di me…” .Lavinia scoppia in lacrime “ Ci credi io non lo riconosco! Qualche giorno fa mi stava giurando amore eterno e adesso scopro che è stato capace d’uccidere delle persone! Ma che padre stavo dando a mio figlio? Uno sporco, lurido, assassino!” così prende la fede e togliendosela dal dito la scaraventa al muro con tutta la sua rabbia. Giacomo ascolta in silenzio. “Non posso perdonare quello che ha fatto, perché non me ne sono accorta prima? Sono una stupida… ”. “ Tu non potevi saperlo, nessuno poteva. Non darti responsabilità che non hai. Adesso riposati, non ci pensare io passo domani.” Così dicendo esce dalla stanza, cercando un modo per farle tornare il sorriso.

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